Le collane

  • Rinascimento. Le Imprese.
    Collana di studi e testi diretta da Franco Minonzio.
    Edita da Polyhistor Edizioni in coedizione con Lampi di stampa. Propone opere rappresentative della straordinaria ricchezza della cultura rinascimentale, ricerche capaci di dischiudere nuove interpretazioni, sulla base di indagini originali, in aree cruciali, talora poco frequentate, della letteratura, della filosofia e delle scienze entro l’ambito cronologico dei secoli XV-XVII.
  • Gonfalon selvaggio.
    Collana di testi e studi sul Rinascimento diretta da Franco Minonzio.
    Edita da Polyhistor Edizioni in coedizione con New Press. Il titolo polizianeo rimanda al clima spirituale del Calendimaggio, ambientazione della nota ballata dell’Ambrogini («Ben venga maggio/ e ‘l gonfalon selvaggio!/ Ben venga primavera»): rito annuale di rinascita (della natura, dell’amore, del piacere), preludio  di una gioia non esente da un’ombra di malinconia, dal presentimento della fine. Contro una tenace, perdurante, interpretazione monumentale, classicistica, assoluta, del Rinascimento, questa collana propone i diversi volti di una età  irregolare, dissonante, conflittuale, della quale tiene ferma una periodizzazione larga, dal primo Quattrocento ai primi decenni del Seicento.
  • Árbelos.
    Collana di testi e studi di storia e filosofia della scienza diretta da Franco Minonzio
    Edita da Polyhistor Edizioni in coedizione con New Press. Il termine Àrbelos, che offre il titolo alla collana, significa, in greco, ‘trincetto’ di ciabattino, ed è il nome dato da Archimede, nella proposizione 4 del Libro dei lemmi, ad una particolare superficie geometrica piana delimitata da tre semicirconferenze, la cui forma è appunto simile allo strumento del calzolaio. É un ‘nome parlante’: rimanda ad un’idea di scienza che coniuga il rigore teorico alla capacità di guardare alla realtà quotidiana, di dare un’interpretazione illuminante al mondo delle cose.
  • I garofani e la neve.
    La collana di poesia, “I garofani e la neve”, mutua la sua denominazione da una lirica del poeta barocco spagnolo Luis de Góngora, un sonetto il cui titolo, semplificando, suona Donna che si punse con uno spillo: un esercizio di virtuosismo poetico per una donna di nome Clori, e sviluppa in una forma più leggera il tema del sangue, presente in guise talora ossessive nella lirica secentesca. È un testo variamente indagato dagli studiosi, per i suoi caratteri formali (gli iperbati, il concettismo, etc.): ma superba è l’immagine finale («Mai tanto illustrò porpora indiano/ avorio; invidiosa, sulla neve/ garofani sfogliò l’Aurora invano»): di fronte alla bellezza della donna amata, che si è punta con uno spillo, creando l’effetto di porpora sull’avorio della mano, invano l’Aurora, travolta da un moto d’invidia, sfogliò garofani sulla neve. Si fronteggiano due bellezze: l’iperbolico, idealizzato, sublime fascino di Clori, promossa al rango di una dea (l’ago è sacrilego, il sangue è divino) e l’Aurora che pure è dea (la concubina di Titone antico, dice Dante), come una donna difende i diritti dell’umano, incarnandone la gelosia, e mettendo in campo tutte le risorse della fascinazione terrena: i rossastri bagliori dell’alba delicati risaltano nel contrasto cromatico con la intatta bianchezza della neve. Per Gongora tutto ciò è inutile: Clori riporta il sopravvento. Ma noi al contrario siamo grati all’Aurora per avere dato materia e corpo a tutta la bellezza che è a noi accessibile. Ecco allora perché I garofani e la neve: abbiamo sete di una bellezza che ci accompagni, fraternamente, la sola che possiamo amare, una bellezza che non rifugge di fronte ai dolori del mondo: non ci occorre, una bellezza che si nasconda elusivamente dietro l’ineffabilità di un mondo iperuranio.
  • Arcani mondi.
    In questa collana trovano spazio studi originali e testi inediti o rari, prevalentemente, ma non esclusivamente, di ambito storico. Disvelamento è la parola-chiave della collana: sottrarre all’oblio testi tuttora accessibili solo in forma manoscritta, per lo più citati in guisa episodica e spesso filologicamente scorretta, rendere disponibili in una veste scientificamente rigorosa testi che la loro stessa irreperibilità editoriale ha reso marginali nel dibattito storiografico, sagomare sulla scorta di nuovi documenti episodi e figure oggetto di ricostruzioni faziosamente ostili o partigiane. Non il luogo di una immaginata felicità, di azzurre lontananze: questi arcani mondi della conoscenza divengono comprensibili solo dissolvendo la caligine che li avvolge.
  • Cose del mondo ignoto.
    È una collana di narrativa, programmaticamente aperta a opere di scrittori di potente, irrequieta, personalità: collana ugualmente votata alla proposta di opere ‘nuove’, così come al recupero di opere, edite o inedite, di autori della modernità, opere immeritatamente per diverse ragioni marginalizzate dalla tradizione letteraria. Ogni età ridefinisce i criteri di assegnazione ai piani dell’edificio della letteratura: spetta a noi non restare prigionieri degli schemi e dell’idea di ‘classico’ delle generazioni che ci hanno preceduto. Come il Cristoforo Colombo dell’omonima operetta leopardiana, anche noi possiamo, e in qualche modo dobbiamo, affermare che «non sarebbe contrario alla verisimilitudine l’immaginare che le cose del mondo ignoto, o tutte o in parte, fossero maravigliose e strane a rispetto nostro».   
  • Il piacere onesto.
    Collana diretta da Franco Minonzio
    La collana «Il piacere onesto. Cibo, letteratura, antropologia», è dedicata alle relazioni tra il cibo, gli atti alimentari ed il mondo sociale, la loro rappresentazione linguistica e simbolica, e i valori antropologici che attorno ad essi si addensano. La letteratura è insieme testimonianza di queste relazioni e strumento della loro esplorazione. Quando Carlo Emilio Gadda, ne La cognizione del dolore, evoca le dicerie dei popolani di Longone sulla voracità pantagruelica del protagonista, l’ingegner Gonzalo Pirobutirro, alter ego di Gadda stesso, questa è l’occasione e il pretesto per compiere l’anatomia del grumo di dolore nel quale si riaccendono le privazioni alimentari e le umiliazioni scolastiche del bambino e si attraversa il sordo rancore dell’adulto, cui la madre sottrae affetto donando cibo e attenzione ai paesani, «quei maiali». La collana dunque presenta testi ai quali non interessa una retoricizzazione dell’universo gastronomico né ammiccare ad una delle forme, così ricorrenti nei media,  di intrattenimento sul cibo: occorre farlo parlare, più che di sé, dei legami con ciò che è altro.
  • Diaphorai.
    Collana diretta da Franco Raimondi
    La collana «Diaphorai. La tecnica e il tempo» pubblica saggi che pongono al centro dei propri interessi di studio e di ricerca l‘universo tecnologico nella sua dimensione storica. È un invito ad uscire dagli steccati tranquillizzanti degli specialismi, e ad applicare la sensibilità ai mutamenti temporali (che è la storia) e alla esattezza del testo (che è la filologia) alla rappresentazione del nostro presente tecnologico, apparentemente dominato da una schizofrenia produttivistica che sembra bruciare i tempi e fagocitare le idee, annullandone le diversità in un indistinto, vorticoso, fluire. In greco il termine diaphorà significa appunto ‘differenza’, che si percepisce ad una riflessione meditata. Ma sulla ‘differenza’ si innestano, inevitabili, altri significati di diaphorà, il ‘disaccordo’, il conflitto di interpretazioni, quello che ad un osservatore distratto, potrebbe apparire una alterna vicenda di superamenti tecnici nella competizione per il primato. Ma la competizione fra le idee che stanno alla base degli oggetti tecnologici ha anch’essa una storicità, che occorre ricostruire. Perché solo ricostruendola ci si avvede di qualcosa di singolare: che la storia della tecnologia è spesso un inno acritico ai ‘vincenti’, e sembra quasi che le conquiste di cui fruiamo siano il frutto di un cammino lungo una via lineare, senza inciampi. Solo chi esplora la storia nel suo complesso talora si avvede che non sempre le soluzioni vincenti sono le più acute, che il filo delle idee che conducono a noi si riannoda meglio includendo nel conto  l’esperienza dei ‘perdenti’, e indagando le ragioni che li hanno visti soccombere.