Il progetto

 

La casa editrice Polyhistor Edizioni (il termine ‘polyhistor’ in greco identifica ‘colui che ricerca in più direzioni’), costituita a Lecco nel 2011, ha inaugurato la sua attività promuovendo (2012), in coedizione con l’editrice milanese Lampi di stampa del gruppo Messaggerie Italiane, la sua prima collana di studi e testi, dal titolo Rinascimento. Le Imprese, a coprire l’ambito cronologico 1400-1600, secondo una accezione estensiva della nozione di ‘Rinascimento’.

Un paio d’anni più tardi (2014) a quella prima collana se ne è affiancata una seconda di studi e testi, definita dal medesimo arco temporale, promossa questa volta in coedizione con la casa editrice comasca New Press: una collana dal titolo polizianeo di Gonfalon selvaggio, forse dal profilo meno accademico ma più aperto alla sperimentazione.

Ai suoi esordi, dunque, un’editrice fortemente specializzata, ma incardinata su un periodo della storia culturale, continentale ed extra-europea, virtualmente denso di un’ampia e varia costellazione di saperi disciplinari, spinti presto ad una effettuale autonomia e ad una specificità “professionale” dalla riscoperta degli antichi e dalla sperimentazione dei limiti stessi degli antichi.

Polyhistor ha inteso dunque pubblicare ricerche in grado di dare una rappresentazione della straordinaria ricchezza della cultura rinascimentale, in Italia e fuori d’Italia, non meno in aree cruciali che in aree poco frequentate della letteratura, della storiografia, della filosofia e delle scienze dei secoli XV-XVII. Occorre ammettere che Polyhistor si è accinta a varare la sua “piccioletta barca” in tempi poco inclini alla navigazione in mare aperto: anni di crisi economico-sociale nei quali il monito lucreziano («È dolce, quando i venti sconvolgono le distese del mare, guardare da terra i grandi travagli di altri») poteva suonare forse più facilmente come “rapsodia per una serenità egoistica”, che non come attivo impegno civile nel contrastare l’irrazionalità di scelte distruttive. Ma, per stare all’immagine, anche v’è modo e modo d’imbarcarsi: chiunque ritenga (e noi siamo tra questi) che le più rovinose tempeste siano oggi la fuga dal pensiero, una ragione che abdica al suo ruolo e una parola complice che dissimula, deve rivendicare con forza la necessità di più larga cultura, di più profondo sapere critico, e dell’emergere di nuove generazioni di lettori.

Si rende dunque necessaria un’attività editoriale attenta verso ogni espressione intellettuale che concorra a liberare il pensiero «per cui solo/ si cresce in civiltà, che solo in meglio/ guida i pubblici fati», per dirla con Leopardi. Il Rinascimento si è offerto come il banco di prova più rigoroso di tali opzioni generali: secoli nei quali l’Italia si è mostrata capace di elaborare ed esportare modelli culturali, esprimendo ancora piena appartenenza al “lessico intellettuale europeo”, ma anche secoli nei quali, da noi, è maturata la perdita della libertà politica e il fallimento di una riforma del pensiero religioso, cui sottentrarono il controllo ideologico e l’irrigidimento repressivo,  e con essi il dilagare dell’opportunismo e del cinismo del ceto intellettuale: insomma, secoli, e perfino decenni, cruciali che furono incubatrice storica dei vizi italici (piaggeria, servilismo, retorica, indifferentismo mascherato da devozione religiosa, etc.), mali dei quali ancor oggi, come nazione, paghiamo amaro prezzo.

Un’interpretazione moderna dell’antico, della tradizione che sta alle nostre spalle, tuttavia, non può bastare: e non basta all’esigenza della riaffermazione di una visione scientifica del mondo, oggi da più parti, spesso insospettabili, messa in questione.

In questa chiave si devono vedere l’apertura (2017), sempre in coedizione con New Press, di Árbelos, una collana di epistemologia e di storia della scienza, e la progressiva estensione della proposta – entro l’attività editoriale (2019-2021) sempre più autonoma di Polyhistor Edizioni – in direzione della saggistica storica (Arcani mondi), della poesia (I garofani e la neve), della narrativa (Cose del mondo ignoto) e dell’antropologia (Il piacere onesto): ambiti diversi, ma unificati da una comune ricerca del disvelamento di punti di vista che siano espressione del certo e del vero, punti di vista sovente marginalizzati o occultati sotto una vulgata ipocrita e tranquillizzante, e contraddistinti da una comune proposizione di opere che facciano pensare sempre, frutto di scrittori di potente, irrequieta, personalità.